Trauma psicologico: prendersene cura dallo psicologo
Trauma psicologico: come prendersene cura con l’aiuto dello psicologo
In questa sezione del blog abbiamo raccolto storie reali di persone che, nel corso degli anni, si sono rivolte a Mindcenter. L’obiettivo è quello di fornire una visione chiara di cosa significhi intraprendere un percorso con uno psicologo e quale impatto possa avere sulla vita di una persona. Attraverso questi racconti, potrai comprendere meglio le dinamiche della terapia psicologica, le tecniche utilizzate dai nostri professionisti, e osservare da vicino come avviene il cambiamento e la crescita personale nei nostri pazienti.
📌 Queste storie sono diventate anche un podcast: “Mindcast – dentro lo studio dello psicologo”. Con Mindcast seguiamo in 6 episodi le vicende di 6 persone che hanno scelto Mindcenter per affrontare le loro sfide personali. Puoi seguire Mindcast sulle principali piattaforme podcast, come Spreaker, o su Youtube].
Dentro lo studio dello psicologo
BARBARA E I TRAUMI DI UN LONTANO PASSATO
INTRODUZIONE
Con Mindcenter – i centri di psicologia, psicoterapia e coaching formati da professionisti da me selezionati – seguiamo ogni giorno centinaia di persone, aiutandole a superare condizioni di disagio e sofferenza, oppure anche spingendole a sprigionare il loro proprio potenziale di crescita.
Fino a poco tempo fa queste storie rimanevano all’interno delle stanze di terapia o dei momenti di confronto e supervisione che facciamo con la mia equipe periodicamente, ma da adesso abbiamo deciso di condividerle per far conoscere meglio cosa avviene realmente durante le sedute con uno psicologo.
È un modo per abbattere certi muri affinché si possa vedere all’interno. E chi mi segue da un po’ sa come la mia missione di divulgazione sia sempre andata in questa direzione, ossia cercare di comunicare il valore che attraverso un percorso psicologico potete aggiungere alla vostra vita.
Naturalmente, va ricordato, nel rispetto della privacy abbiamo modificato qualsiasi informazione che possa anche lontanamente identificare la persona di cui si parla.
Ma adesso bando alle ciance e andiamo alla storia di oggi: la storia di Barbara.
CONOSCIAMO BARBARA
Chi è Barbara, il motivo della richiesta di terapia e la scelta del terapeuta
Barbara è una donna di 38 anni che lavora come responsabile marketing in un’azienda.
Vive col marito e Nicolò, il loro figlio di 2 anni.
Contatta Mindcenter perché, da quando il figlio è nato, non riesce a parlare del parto (un parto a onor del vero molto faticoso), senza avere un’intensa reazione emotiva che si manifesta con tachicardia, nodo in gola e fatica a trattenere le lacrime… fino ad arrivare a provocarle vere sensazioni di panico.
Vista la natura del problema decido di affidarla alla Dottoressa Roberta Fiscaletti.
Roberta è una psicoterapeuta cognitivo comportamentale molto in gamba della mia equipe specializzata in Terapia EMDR, ovvero desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari… un approccio (come vedremo tra poco) particolarmente efficace per l’elaborazione del trauma psicologico.
Il parto complicato
Alla dottoressa Fiscaletti, Barbara racconta di aver avuto una gravidanza piuttosto tranquilla ma un parto lungo e complicato, durante il quale ha temuto di perdere suo figlio e successivamente che il bambino potesse riportare gravi conseguenze neurologiche.
Ha spesso flashback di quei momenti e, quando guarda suo figlio, non lo sente ancora fuori pericolo nonostante le rassicurazioni dei medici. Questa sensazione la porta spesso a monitorare i comportamenti del bambino cercando di cogliere eventuali anomalie che possano far sospettare un deficit cognitivo.
Questi pensieri e tentativi di tener sotto controllo la situazione le generano uno stato di ansia importante e spesso la portano a ricercare nuove rassicurazioni, che richiede al marito o al medico. Dopo tali rassicurazioni la sua ansia sia abbassa momentaneamente ma inizia a prendere spazio un forte senso di colpa nei confronti del figlio.
Il marito di Barbara è preoccupato per lei e la serenità familiare, e teme che le paure della moglie possano avere ripercussioni emotive su Nicolò. Barbara sa che le sue paure sono irrazionali. Per il marito e i medici quell’esperienza è passata e superata, ma per lei non è così. Inoltre sente un forte senso di responsabilità ed è convinta che alcuni suoi comportamenti avrebbero potuto cambiare l’esito delle cose.
La decisione di rivolgersi a Mindcenter
Inizialmente i coniugi erano spaventati all’idea di rivolgersi ad uno psicologo: avrebbe davvero potuto aiutarli? E in che modo? E se il percorso fosse durato anni e anni? E se fosse stato inefficace?
Per caso Barbara aveva sentito parlare Chiara Ferragni di Terapia EMDR per superare il trauma psicologico attraverso un percorso efficace.
Inoltre aveva trovato un mio video, in cui intervistavo Isabel Fernandez, pioniera della terapia EMDR in Italia, sul tema del trauma psicologico. Così ha fatto la scelta coraggiosa di rivolgersi a Mindcenter.
IL PERCORSO DI TERAPIA DI BARBARA
1) I primo passi con Barbara: il trauma psicologico “semplice” del parto
Come racconta la Dottoressa Fiscaletti, il problema presentato da Barbara faceva pensare in un primo momento ad un “trauma psicologico semplice”, cioè ad una mancata elaborazione di un evento stressante singolo relativamente recente e ben riconoscibile (il parto travagliato, appunto).
In questo trauma semplice, le cosiddette “cognizioni negative”, cioè le idee negative sul sé che emergevano nella mente di Barbara, erano l’idea di pericolo, di essere impotente e di non aver fatto abbastanza.
Barbara infatti era convinta che se fosse stata più attenta alle sue sensazioni durante gli ultimi giorni della gravidanza e si fosse imposta di più con i medici che ridimensionavano le sue paure avrebbe potuto salvare suo figlio (e la sua famiglia) da quella terribile esperienza. Per Barbara era stato difficile assistere al dolore del suo bambino senza poter fare niente e si sentiva in parte responsabile di quanto accaduto.
L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
In casi come questi, uno dei trattamenti più efficaci è proprio l’EMDR, che consiste nella desensibilizzazione e rielaborazione dei ricordi traumatici attraverso i movimenti oculari.
Il primo passo che la Dottoressa Fiscaletti ha compiuto con Barbara è stato l’individuazione degli stimoli nel presente in grado di scatenare l’ansia, i cosiddetti trigger.
In particolare Barbara individua tra i trigger peggiori una fotografia di suo figlio nell’incubatrice, soprattutto i lividi sul suo piccolo corpo. Immaginate cosa si possa provare. Chi ha figli, ma anche chi non ne ha. Solo immaginarlo provoca un forte malessere, no?
A partire da questa immagine la Dottoressa Fiscaletti cerca di individuare con Barbara l’emozione che prova nel riportarla alla mente, le sensazioni fisiche che percepisce e la conseguente convinzione negativa su di sé.
Barbara riferisce di provare paura, sente il cuore accelerare, un nodo alla gola, la testa “di piombo”, la voglia di piangere ma anche la sensazione di paralisi e impotenza. Proprio quelle sensazioni con cui era arrivata dalla psicologa e che la tenevano in scacco.
La tecnica del float back
Utilizzando una tecnica chiamata “float back”, la dottoressa Fiscaletti le chiede di usare quelle sensazioni e di tornare indietro nel tempo alla ricerca di sensazioni simili nel passato. In un primo momento Barbara sostiene di non averle mai provate prima.
Tuttavia, già nella fase di valutazione e raccolta iniziale di informazioni, erano emerse importanti esperienze traumatiche che avevano caratterizzato gran parte dell’infanzia di Barbara ma delle quali lei non si è mai occupata molto.
Barbara ritiene siano troppo lontane nel tempo e comunque superate, si definisce una donna “forte, a cui non piace piangersi addosso” e quello che solitamente crede si debba fare di fronte alle difficoltà è reagire e guardare avanti: è grazie a questo atteggiamento che sostiene di essere riuscita ad avere oggi una vita soddisfacente.
Per lo stesso motivo però è arrabbiata con sé stessa perché questa volta non riesce a farlo.
PUNTI SALIENTI
📚 Lessico psicologico
- Trigger: In psicologia, è uno stimolo che evoca una reazione emotiva o psicologica, spesso legata a ricordi traumatici o dolorosi.
- Trauma psicologico semplice: evento stressante singolo che causa problemi circoscritti. L’intervento terapeutico si concentra sull’evento traumatico specifico.
🧠 Tecniche psicologiche utilizzate
- L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing): Tecnica psicoterapeutica sviluppata da Francine Shapiro alla fine degli anni ’80. Utilizza movimenti oculari guidati per aiutare i pazienti a elaborare ricordi traumatici, riducendo il loro impatto emotivo e integrandoli nella coscienza in maniera più funzionale.
- Il Float back: Tecnica EMDR che permette alla persona di tornare al primo ricordo di una sensazione o credenza negativa, identificando e trattando eventi traumatici collegati alle difficoltà attuali.
2) Il cuore dell’intervento: quando il passato è nel presente
Riflessioni sul passato
Nei colloqui successivi emergono importanti nuovi elementi: Barbara è la prima di 2 figli e sin dai primi anni della sua vita ricorda di aver vissuto in un clima familiare molto conflittuale e spesso violento. Le frequenti liti tra i genitori sfociavano spesso in violenza fisica, in particolare quando il padre perdeva il controllo e picchiava la madre.
Di fronte al vissuto di Barbara, la Dottoressa Fiscaletti ha cercato di far emergere tutte le esperienze potenzialmente disturbanti del passato affinché si potesse meglio comprendere quanto effettivamente queste esperienze fossero superate e lasciate nel passato, oppure se scatenassero ancora in lei delle risposte emotive. Inoltre era importante capire se tra il vissuto legato al trauma del parto e le sue esperienze da bambina potessero esserci dei collegamenti.
Connessioni traumatiche: quando il passato è nel presente
Con il proseguire delle sedute, Barbara inizia a ricordare in modo sempre più chiaro la paura che provava quando suo padre si arrabbiava e soprattutto quella volta in cui aveva visto i segni sulle braccia di sua madre mentre piangeva dopo l’ennesimo scontro violento col padre.
Questa immagine la riporta a suo figlio, ai lividi sul suo corpo, alla paura che ha sentito e al senso di impotenza, alla “paralisi di fronte al pericolo degli altri”, prima sua madre, poi suo figlio.
Si insinua sempre di più in lei la convinzione che avrebbe potuto fare qualcosa per salvarli e si sente in colpa per non essere riuscita a farlo. Appare sempre più chiaro che i traumi di Barbara siano più complessi, di tipo relazionale, e che i suoi lontani ricordi siano tutt’altro che passati.
Pian piano la stessa Barbara realizza quanto il presente sia legato al passato e quanto sia importante ripercorrerlo per liberarsene veramente. Come scrive Cesare Pavese: “Non ci si libera di una cosa evitandola ma soltanto attraversandola”.
Le tecniche EMDR e la stimolazione bilaterale
Il lavoro con Barbara procede definendo un elenco di ricordi negativi in ordine temporale, ma anche di ricordi positivi. L’obiettivo è l’applicazione su di essi della stimolazione bilaterale, una tecnica caratteristica dell’EMDR utile per rinforzare i ricordi positivi e soprattutto elaborare i ricordi negativi, il tutto attraverso il movimento oculare alternato o qualunque stimolazione bilaterale destra/sinistra.
Come funziona questa tecnica?
Normalmente tutte le persone hanno un’innata capacità di elaborare i propri ricordi integrando efficacemente le esperienze della loro vita all’interno della loro psiche. Tuttavia, in caso di eventi traumatici, questo processo innato può avere dei problemi e, in questi casi, il ricordo dell’evento non viene integrato nel sistema di significati della persona, ma rimane isolato, bloccato, per altro riattivandosi in modo automatico e dando luogo a risposte disturbanti come ad esempio i flashback.
Ecco, la stimolazione bilaterale entra in azione proprio qui, dal momento che si ritiene che stimolando il nostro cervello bilateralmente (ossia in entrambi gli emisferi, destro e sinistro) mentre si rievocano dei ricordi traumatici, si solleciti un meccanismo fisiologico che va a riattivare la nostra capacità innata di elaborazione efficace dell’informazione.
La stimolazione bilaterale può essere oculare, cioè si chiede al paziente di muovere gli occhi a destra e sinistra seguendo le dita del terapeuta; può essere tattile, quindi avvenire tramite tamburellamenti alternati destra e sinistra che il terapeuta esegue sulle mani del paziente; o può essere acustica, dunque consistere nell’ascolto tramite auricolari di suoni, sempre alternati destra e sinistra. Specifichiamo che durante l’intervento il paziente rimane sempre cosciente e presente.
Al termine delle sessioni il ricordo, prima disturbante e portatore di intensa sofferenza emotiva, viene percepito in maniera più distante: cambiano le emozioni associate, le sensazioni fisiche si riducono di intensità ed emergono nuove interpretazioni cognitive. Insomma, il ricordo viene efficacemente integrato nella memoria autobiografica della persona, che lo percepisce come ormai parte del passato.
L’installazione del posto sicuro
Tornando a Barbara, con lei la dottoressa Fiscaletti inizia a lavorare sui ricordi positivi, e, prima ancora, inizia con la cosiddetta “installazione del posto sicuro”, ossia la creazione di un luogo interiore in cui la persona possa sperimentare una sensazione di comfort.
Barbara sceglie come suo “posto sicuro” un’immagine legata ad un luogo in cui è stata in vacanza che le trasmette una sensazione di tranquillità e sicurezza. Mentre chiude gli occhi e mentalmente va in quel luogo si sente calma e rilassata. Queste sensazioni aumentano dopo le sessioni di stimolazione bilaterale, fino a coinvolgere anche il corpo. Barbara infatti inizia a sentire il calore addosso, la sensazione del sole sulla pelle e associa a questa immagine e a queste sensazioni la parola “pace”. Insomma, in questo “posto sicuro”, Barbara ricrea dentro di sé un’atmosfera di serenità, a cui poter approdare quando necessario e dove prendere fiato.
L’applicazione della stimolazione bilaterale ai ricordi traumatici dell’infanzia
Solo in seconda fase vengono processati i ricordi negativi, sempre con la stimolazione bilaterale. Le prime immagini di cui Barbara e la dottoressa Fiscaletti si sono occupate erano relative allo sguardo e alla voce di suo padre quando si arrabbiava, e ad alcune scene rimaste impresse nella sua memoria sin da bambina, ad esempio quella in cui il padre afferra per il collo una persona all’interno di un locale sotto gli occhi di lei e del fratello.
Per ognuna di queste immagini, Barbara individua un’idea negativa su di sé, ad esempio “sono in pericolo”, “devo fare qualcosa”, “non ho il controllo”.
Durante la fase di elaborazione, Barbara, recupera una serie di immagini e di particolari, alcuni dei quali non ricordava più di aver vissuto.
Le intense reazioni emotive iniziali cedono spazio successivamente ad associazioni con altri momenti della sua vita apparentemente scollegati tra loro, in una alternanza tra passato e presente. Ad esempio Barbara parla di sua nonna e di alcuni momenti passati con lei, ma poi le viene in mente una sua collega con cui è arrabbiata e le scadenze di lavoro.
Questo lavoro associativo la porta gradualmente ad una riduzione del coinvolgimento emotivo e a percepirsi più distante dai ricordi traumatici legati alla sua infanzia, con evidente riduzione anche della sua attivazione fisica. Il respiro diventa più calmo, la frequenza cardiaca torna normale; l’espressione facciale appare più distesa e non si presentano più crisi di pianto.
Stimolazione Bilaterale: impatto sull’elaborazione traumatica
- Rievocazione di immagini e ricordi dimenticati: forte reazione emotiva iniziale
- Collegamenti associativi: Alternanza tra ricordi del passato e eventi presenti
- Riduzione del coinvolgimento emotivo: Distanziamento progressivo dai ricordi traumatici. Calo dell’attivazione emotiva e fisica
- Risultato: Ricordi più gestibili e minor stress psicofisico.
Dopo circa 6 mesi dall’inizio della terapia, grazie all’aiuto della dottoressa Fiscaletti e alle tecniche di EMDR, le immagini dell’infanzia di Barbara che inizialmente erano altamente disturbanti diventano sempre più neutre fino ad arrivare a non disturbarla più.
Il lavoro sulle parti
Va detto che durante tale percorso si sono presentati alcuni momenti in cui il processo di elaborazione è apparso più difficoltoso. Soprattutto Barbara è rimasta a lungo bloccata rispetto all’idea della responsabilità nei confronti di sua madre sofferente, e al ricordo di lei bambina inerme davanti alla madre in lacrime che portava sul corpo i segni dell’aggressività del padre
Questo blocco ha portato la Dottoressa Fiscaletti a decidere fare un lavoro ulteriore, ossia di soffermarsi sull’individuazione di “parti di sé”, chiedendo a Barbara quali parti della sua personalità riconoscesse in quel ricordo.
Barbara individua una parte spaventata, una parte paralizzata, una parte che si sente in colpa, e una parte giudicante, che le recrimina di non aver fatto abbastanza…. Parte, quest’ultima, che in lei è diventata sempre più forte e dominante nel corso degli anni. Ad ognuna di esse viene dato un aspetto e delle caratteristiche.
Il punto di svolta nel percorso terapeutico
Il punto di svolta del percorso è stato quando la psicologa ha chiesto a Barbara di immaginare nella stessa scena anche una lei adulta, una donna forte e protettiva nei confronti delle persone a cui vuole bene. Di provare infine a immaginare cosa avrebbe fatto o detto a quella bambina del ricordo.
Questo invito ha portato Barbara ad immaginare quella bambina come se non si trattasse di lei, ed in alcuni momenti come se si trattasse di suo figlio. Non le è stato difficile, a quel punto, diventare protettiva, accudente nei suoi confronti e non più giudicante.
I vecchi fantasmi si stavano dissolvendo gradualmente per lasciare posto a una nuova versione di Barbara, finalmente più libera e leggera.
PUNTI SALIENTI
📚 Lessico psicologico
- “Trauma psicologico complesso”: traumi prolungati o ripetuti che influenzano profondamente l’identità e le relazioni della persona, necessitando di un intervento terapeutico più approfondito.
🧠 Tecniche psicologiche utilizzate
- L’installazione del posto sicuro: aiuta il paziente a evocare un luogo immaginario di comfort e sicurezza. Serve a fornire al paziente uno strumento di autoaiuto per gestire momenti di stress o disagio.
- La stimolazione bilaterale: tecnica EMDR che permette di elaborare i ricordi traumatici attraverso il movimento oculare alternato o qualunque stimolazione bilaterale destra/sinistra.
- Lavoro sulle parti: Il “lavoro sulle parti” considera la personalità come composta da diverse “parti” o sotto-sistemi, ognuno con le proprie emozioni, pensieri, comportamenti e vissuti. È particolarmente utile per affrontare un trauma psicologico o un conflitto interno.
✨ Insight per crescere
- In psicoterapia, è spesso fondamentale esplorare le esperienze passate per comprendere come influenzino le reazioni emotive e comportamentali del presente.
- L’unico modo di liberarsi dalla sofferenza è entraci dentro.
3. Il prosieguo della terapia
Applicazione della stimolazione bilaterale sui ricordi traumatici recenti relativi al parto
Il cambio di prospettiva avvenuto grazie al “lavoro sulle parti” ha aiutato moltissimo Barbara a procedere velocemente nella rielaborazione dei ricordi successivi senza trovare altri intoppi.
Dopo aver affrontato le immagini più disturbanti relative alla sua infanzia, il percorso si è incentrato sui momenti più significativi legati al parto, anche in questo caso seguendo l’ordine temporale.
L’elaborazione di questi ricordi, seppur dolorosa, è stata più rapida di quella dei precedenti, e Barbara ha da subito notato cambiamenti nella sua vita quotidiana. Infatti ha riportato sempre meno episodi di ansia tra una seduta e l’altra e meno pensieri negativi sul figlio. Cosa fondamentale: adesso è diventata sempre più convinta che Nicolò sia davvero fuori pericolo.
Barbara oggi (consapevolezze e i nuovi progetti)
Oggi, dopo circa un anno di terapia, Barbara sente davvero di essere una donna forte, riesce a riguardare il suo passato con occhi diversi, più sereni.
È riuscita ad accettare le sue fragilità senza sentirle delle minacce ma parti di sé di cui pendersi cura. A ripensarci è quasi incredula dei passi fatti in appena un anno di terapia. Rispetto a quando ha iniziato, oggi si sente una persona nuova. Cosa che hanno notato anche i familiari, con i quali il rapporto è diventato più disteso.
Durante una delle ultime sedute Barbara confessa alla psicologa di rendersi conto, adesso, di quanto sarebbe stato pericoloso non affrontare il suo trauma psicologico. Il rapporto con suo marito si stava fortemente deteriorando. Inoltre, con tutte quelle paure non sarebbe stata in grado di far crescere Nicolò serenamente: avrebbe finito per trasmettergli tutte le sue ansie. Ma adesso è una donna più consapevole e forte. Tanto che dopo tanto tempo finalmente ha ricominciato a pensare a nuovi progetti tra cui quello di avere un altro figlio.
PUNTI SALIENTI
✨ Insight per crescere
- Il lavoro psicologico permette, tra le altre cose, di accettare le proprie fragilità senza sentirle più delle minacce, ma parti di sé di cui pendersi cura
Conclusioni: liberarsi da un trauma psicologico
Se oggi la vita di Barbara, e di chi la circonda, è migliore, è perché un anno fa ha deciso di essere coraggiosa, e di affrontare le sue difficoltà.
Avrebbe potuto tirare avanti, con i suoi fantasmi che la tormentavano. Ma ha deciso di guardarli in faccia, di affrontarli, facendosi affiancare da una professionista che ha saputo guidarla con grande abilità e cura.
Così questi fantasmi si sono dissolti, lasciandola finalmente libera.
Caso seguito dalla Dr.ssa Roberta Fiscaletti; Supervisione del Direttore scientifico Luca Mazzucchelli; Revisione a cura di Davide Lo Presti e Elettra Pezzica.
📌 Se la storia di Barbara ti ha ispirato e ti senti pronto per lavorare sulle tue esperienze dolorose, i professionisti di Mindcenter possono guidarti in questo percorso. Prenota qui un primo colloquio con un terapeuta della nostra equipe.
Disclaimer finale: ogni percorso è unico
La personalizzazione del percorso terapeutico
Ci teniamo a sottolineare che il percorso psicologico descritto è stato specificamente progettato per Barbara, in base alle sue esigenze e circostanze personali. Non tutti i percorsi di terapia attorno al trauma psicologico seguono questo modello.
Ogni persona vive una situazione unica, con sfide specifiche. Pertanto, i processi terapeutici si differenziano ampiamente a seconda delle personalità, delle esperienze e delle esigenze specifiche di ciascuno.
Nessuna formula universale
Non esiste una formula universale o un percorso standard che valga per tutti coloro che hanno vissuto un trauma psicologico. Questo episodio intende offrire spunti di riflessione e ispirazione, ma non deve essere interpretato come una guida o un modello da seguire alla lettera.