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Quando finisce la terapia con lo psicologo? 4 indicatori

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Psicologo e Terapia

Quando finisce la terapia con lo psicologo? 4 indicatori

“Luca, ma quando finisce la terapia? Come capisco che il mio percorso psicologico è concluso?

Quante volte mi avete fatto queste domande? Tante, tantissime.

Premetto che sono domande complesse, che mi mettono parecchio in difficoltà, perché la crescita è un processo, non è un evento. Certe cose, da un certo punto di vista, non finiscono mai.

D’altra parte, non dare una risposta a questa domanda, vorrebbe dire che bisogna andare dallo psicologo tutta la vita, quando invece sappiamo che non deve essere questo lo scopo della terapia. Anzi, lo scopo di una buona terapia e di un bravo psicologo è quello di rendersi “inutile” al paziente, o comunque non indispensabile.

E allora in questo articolo cerchiamo di mettere a fuoco quando finisce la terapia, e soprattutto perché.

Pronto? Andiamo.

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Cosa troverai in questo post

  1. Come si capisce quando finisce la terapia?
  2. Quando finisce la terapia: 4 indicatori
  3. Prendere l’iniziativa nella conclusione della terapia (quando finisce la terapia per te)
  4. Conclusioni (e come ci regoliamo in Mindcenter)
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1) Come si capisce quando finisce la terapia? Riflessioni preliminari

Identificare il momento giusto per concludere una terapia è una decisione che può emergere sia dal paziente che dal terapeuta, a seconda delle circostanze specifiche.

Alcune volta il paziente potrebbe sentire di aver raggiunto un punto di svolta nel proprio percorso personale. Potrebbe sentirsi pronto a camminare nella vita in autonomia, senza più il supporto del terapeuta.

Altre volte, invece, il paziente è un po’ più spaventato e vorrebbe appoggiarsi ancora un po’ al terapeuta, ma quest’ultimo, in base alla sua valutazione, sente che c’è stato un clack importante nel modo di sentire, pensare e comportarsi della persona e quindi la invita a proseguire in modo più autonomo.

In entrambi i casi, la conclusione della terapia non è da intendere come una “fine”, ma come una nuova fase, dove i cambiamenti acquisiti possono essere capitalizzati nella vita della persona, che può ora camminare con le sue gambe.

Ovviamente il terapeuta terrà “la porta aperta” e rimarrà disponibile per qualsiasi esigenza del paziente qualora desideri o necessiti di riprendere il percorso e fare un altro pezzo di strada insieme.

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I miei indicatori per capire quando finisce la terapia 👇

2) Quando finisce la terapia: 4 indicatori

Non esiste una regola fissa su quando finisce la terapia, ma ci sono alcuni indicatori chiave che possono guidare questa decisione. Vediamoli insieme.

– Quando il problema è stato risolto

Un primo indicatore importante della fine di un percorso terapeutico è la risoluzione del problema che ha portato alla terapia.

Ad esempio, se hai iniziato la terapia perché sentivi un profondo senso di solitudine e, grazie alle sedute, sei riuscito a stabilire relazioni significative, allora puoi considerare il tuo percorso concluso.

Analogamente, se la terapia è iniziata per affrontare degli attacchi di panico e questi non si presentano più dopo un determinato numero di sedute, è un segnale che il percorso può essere considerato efficace e concluso.

Tuttavia, va sottolineato che la semplice assenza di sintomi non è sempre un criterio sufficiente per concludere la terapia.

Magari potresti aver “risolto” gli attacchi di panico, ma comunque sentire che la tua vita continua a non girare come vorresti,  oppure potrei sentire che altri aspetti della mia tua necessitano ancora di attenzione.

Dunque, mentre la risoluzione di un problema specifico è certamente un indicatore importante, non è l’unico aspetto da considerare nella decisione di concludere un percorso terapeutico.

– Quando è stato fatto un importante passo evolutivo

Il secondo indicatore che la terapia è giunta a conclusione è di sentire di aver fatto un importante passo evolutivo.

Ciò significa che la persona ha fatto un lavoro tale su sé stessa da aver modificato ad un qualche livello la sua struttura interiore, il suo modo di approcciarsi ad una particolare tematica, il rapporto con se stessa e con la sua eventuale sintomatologia.

Ci sono anche casi in cui magari il problema per cui all’origine si era andati dal terapeuta non è completamente scomparso. Ad esempio, la persona continua ad essere ansiosa in alcuni momenti della sua vita, ma ha imparato a conoscere il suo “modo di funzionare”, ha appreso come deve trattare con se stessa quando si preoccupa eccessivamente, ha ora degli strumenti per “auto-accudirsi” e “auto-gestirsi” con successo e con una buona autonomia.

In un caso come questo, è stato fatto sicuramente un importante passo evolutivo e, se il paziente lo desidera e non vuole lavorare su qualcos’altro, la terapia può considerarsi conclusa.

– Quando c’è un importante elemento di novità nella vita del paziente 

In altre situazioni ciò che segna la fine della terapia è un importante elemento di novità nella vita del paziente.

Questi elementi di novità potrebbero essere ad esempio la nascita di un figlio, la decisione di sposarsi, l’ingresso in un nuovo lavoro, eccetera.

Attenzione: non sto dicendo che se accadono questi eventi game-changing, allora la terapia debba concludersi.

Sto dicendo che, in alcune situazioni, importanti elementi di novità nella vita del paziente possono portare a far pensare al paziente (o al terapeuta nei confronti del paziente), qualcosa come: “Con questa cosa cambiano molti pezzi sulla scacchiera, voglio provare ad andare avanti da solo”.

Altre volte è la vita stessa a chiudere le terapie. Se vado dal terapeuta perché ho una relazione difficile con il mio capo che mi crea malessere e ad un certo punto il mio capo viene trasferito altrove, allora potrei considerare il percorso concluso. Se inizio un percorso perché sto attraversando un periodo complesso dal punto di vista familiare e poi la situazione rientra allora potrei considerare la terapia conclusa (se non ho altro su cui voglio lavorare, si intende).

Certo è che se inizio una terapia perchè ho una relazione altamente tossica con il mio partner e ad un certo punto mi innamoro e magari mi fidanzo con qualcun altro, forse vale la pena continuare il mio percorso per evitare che, in questa nuova relazione, io metta in atto – magari inconsapevolmente – parte delle dinamiche che mi avevano fatto scivolare nella relazione precedente…

– Quando non ci sono progressi per diverso tempo

Si ritiene opportuno interrompere la terapia, invece, quando non si riesce a sbloccare in alcun modo la situazione.

Ogni percorso è un processo e come tale necessita di tempo per portarsi a compimento. Questo ce lo insegna la natura stessa: un fiore per sbocciare necessita più di un minuto: affinché una mela maturi non basta certo un giorno. Ci vuole tempo, e anche il cambiamento personale richiede il suo tempo.

Tuttavia, se il tempo non porta alcun beneficio nella vita della persona, allora forse la terapia (almeno quella terapia con qual terapeuta) è conclusa, ed è il momento di interromperla e di pensare di rivolgersi altrove.

quando finisce la terapia terapia conclusa

Quando finisce la terapia: e se sei tu a sentire che è finita?👇

3) Prendere l’iniziativa nella conclusione (quando finisce la terapia per te)

Se tu hai la percezione di trovarti in uno dei 4 casi sopra citati, quindi di sentire che per te la terapia è conclusa, ma magari il tuo terapeuta non la conclude, è importante che tu possa prendere l’iniziativa e discuterne apertamente durante una seduta.

Un approccio che puoi adottare è quello di esprimere le tue riflessioni e percezioni sul percorso terapeutico fino a quel momento intrapreso. Puoi iniziare con una frase come: “Ho riflettuto sul percorso fatto fino ad oggi e vorrei fare insieme il punto della situazione per capire come procedere, se sia il momento di concludere la nostra terapia o se ci sono aspetti su cui lavorare ancora”.

Una frase come questa consentirà di instaurare un dialogo aperto con il tuo terapeuta, permettendoti di esplorare insieme a lui/lei lo stato attuale del tuo percorso, valutare i progressi compiuti e decidere se sia opportuno continuare, concludere o modificare la frequenza delle sedute.

4) Conclusioni (e come ci regoliamo in Mindcenter)

Riconoscere quando finisce la terapia è un aspetto fondamentale per garantire che il percorso terapeutico sia realmente efficace e benefico per la tua crescita personale.

Una comunicazione aperta e onesta con il terapeuta è essenziale per determinare il momento migliore per concludere le sedute, assicurando che la decisione sia nel miglior interesse del benessere del paziente.

In Mindcenter, a questo proposito, adottiamo un approccio proattivo e collaborativo. Periodicamente, durante il percorso terapeutico, ci fermiamo per valutare insieme progressi fatti e ciò che resta ancora da esplorare o risolvere.

Questa abitudine regolare aiuta entrambe le parti a meglio capire quando finisce la terapia, a riflettere sull’efficacia del percorso e a decidere se continuare con le sedute, modificarne la frequenza, o concludere il percorso, fornendo un’esperienza di crescita che sia veramente su misura rispetto a quelle che sono le esigenze della singola persona.

📌 Se desideri iniziare un percorso psicologico, i terapeuti della nostra equipe possono aiutarti.  Prenota qui un primo colloquio, dal vivo o online.