Primo colloquio psicologico: 4 consigli per gestire dubbi e ansie
Seduto in una sala d’attesa o nella tranquillità della tua casa, davanti allo schermo del computer, avverti un lieve tremore nelle mani o un battito accelerato del cuore. Sta per iniziare il tuo primo colloquio con uno psicologo.
Un mare di domande ti frullano per la mente: “Cosa succederà? Quali domande mi farà? Come dovrei rispondere?”
Sentirsi un po’ ansiosi prima di un primo colloquio psicologico è perfettamente normale, ma sto per condividere con te alcune informazioni che ti aiuteranno a sentirti più preparato e tranquillo.
Pronto a scoprirle?
In questo articolo, ti guiderò nel mondo del primo colloquio con lo psicologo. Esploreremo insieme cosa aspettarsi, quali domande potrebbero esserti poste e come puoi prepararti al meglio per questa esperienza.
L’obiettivo è di ridurre l’ansia che spesso accompagna questo importante passo e che, qualche volta, addirittura agisce da deterrente ad iniziare un percorso su noi stessi, portandoci ad abbandonare prima ancora di iniziare.
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COSA TROVERAI IN QUESTO POST:
- Arrivare dallo psicologo: Il primo contatto e il contesto della seduta
- Cosa succederà durante il primo colloquio?
- Il significato del primo colloquio: tra informazione e trasformazione
- Cosa devi chiedere tu allo psicologo? Struttura e prospettive del percorso
- Conclusione: il primo passo verso un vita migliore e più soddisfacente
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1) Arrivare dallo psicologo: il primo contatto e il contesto della seduta
Decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia è un passo significativo nel viaggio della tua crescita personale.
Dopo aver preso questa decisione, il prossimo passo è trovare lo psicologo giusto per te. Quindi lo cerchi, online o magari affidandoti ad un passaparola, e prendi contatto con lui o con lei. Ti accordi quindi rispetto alla data, l’orario e la sede dove incontrarlo, che potrebbe essere uno studio fisico, dal vivo, oppure a distanza tramite un software online.
Nel caso di una videochiamata starai comodamente a casa tua o dovunque tu sia [assicurati comunque di essere in un luogo tranquillo, senza altre persone intorno e dove la linea prende bene].
Nel caso dell’incontro dal vivo, invece, arriverai presso lo studio dello psicologo e verrai fatto accomodare nella stanza di terapia che, solitamente, è una stanza accogliente, pensata per tutelare è la tua privacy e per farti sentire libero di esprimerti. A seconda dell’orientamento del terapeuta, potrai trovarti di fronte a degli elementi anche molto diversi tra loro. C’è lo psicologo che lavora da dietro la scrivania. Chi invece toglie le scrivanie e usa dei divanetti o delle poltrone. Chi ancora magari fa sdraiare il paziente su un lettino o su una chaise longue.
Ecco che può iniziare il primo colloquio, che di norma dura tra i 45 e i 50 minuti. Cosa succede in questo famigerato primo colloquio? Continua a leggere per scoprirlo.
2) Cosa succederà durante il primo colloquio
Solitamente all’inizio del colloquio lo psicologo si presenta e, se è bravo, riuscirà a creare un clima di rilassamento, di fiducia, nel quale tu potrai sentirti libero di esprimerti.
Dopodiché, ti porrà alcune domande per cercare di inquadrare al meglio la situazione, per capire il motivo della tua richiesta e cosa sta succedendo nella tua vita.
Si tratta tendenzialmente di domande aperte, come: che cosa ti ha portato qui da me? Che cosa ti sta succedendo? Qual è il problema che stai vivendo?
Queste domande servono a capire perché sei arrivato in quello studio, le problematiche che stai affrontando, le risorse che hai a disposizione, i punti sui quali hai piacere di lavorare e, ovviamente, la tua unica e particolare storia di vita.
Devo preparami al primo colloquio?
Alcune persone si domandano se preparare una scaletta delle cose da dire in modo di arrivare in seduta ed essere certi dire tutte le cose veramente importanti senza dimenticarsi nulla.
Io ricordo alcuni pazienti che con il primo colloquio venivano da me con dei fogli scritti, anche molto lunghi, e mi dicevano: “Guardi, dottore, io mi sono segnato tutto, dalla a alla z, per essere certo di non dimenticare nulla”. Mi inondavano in questo modo di informazioni, anche troppe per essere un primo colloquio.
Quindi, personalmente, credo che non abbia senso scriversi una scaletta così dettagliata, ma invece ha senso viversi il momento presente. Insomma, aprirsi con sincerità, avendo anche presente quelle che possono essere delle cose importanti da dire, i punti importanti da toccare, senza però esagerare nella preparazione.
E se faccio scena muta?
Altre persone, invece, temono di non riuscire ad aprirsi con lo psicologo, di andare lì e alla prima seduta fare scena muta.
Ora, non temere: non è un’interrogazione e tanto meno un interrogatorio. Lo psicologo non è né quella maestra che ti sogni ancora oggi 30 anni dopo, né uno spietato poliziotto della CIA che vuole sapere tutto su di te a tutti i costi.
Se lì per lì non dovesse venirti nulla da raccontare, non ti preoccupare: lo psicologo saprà interpretare il tuo stato emotivo e rispettare i tuoi tempi senza giudizio.
Oppure, se necessario, saprà guidarti con la giusta delicatezza e dolcezza, nel farti quelle giuste domande in grado di fare emergere ciò che magari ti fa sentire un po’ bloccato e non riesci a dire. Il tutto, ovviamente, verrà fatto nel rispetto della tua disponibilità ad aprirti.
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Cosa non farà lo psicologo durante il primo colloquio
Lo psicologo non scaverà nel profondo della tua anima con strumenti sofisticati senza il tuo consenso. Non ti metterà in difficoltà con domande insistenti e non ti giudicherà per ciò che hai fatto o non hai fatto, per ciò che dici o che non dici.
Insomma, le parole d’ordine del primo colloquio psicologico sono: empatia, ascolto, assenza di giudizio, rispetto della persona e, ovviamente, tutela assoluta di tutto quello che la persona decide di condividere nel setting della terapia.
3) Il significato del primo colloquio: tra informazione e trasformazione
Il primo colloquio psicologico rappresenta un momento cruciale nel percorso terapeutico.
Da una parte, esso ha una funzione informativa, perché permette allo psicologo di informarsi rispetto alla specificità di quella situazione e al contributo che può portare per migliorarla.
Ma non solo: è anche un importante momento trasformativo. Questo perché lo psicologo fa delle domande alla persona che le permettono di prendere consapevolezza di alcune parti di sé fino ad allora magari ignorate.
Questo lavoro si compone prima di domande ben mirate e, in una seconda fase, della gestione delle risposte che queste domande sollecitano. Il lavoro del clinico, quindi, può già di per sé portare a una prima importante ristrutturazione della problematica e inquadrato in modo completamente diverso il problema agli occhi del paziente.
E quando cambi il modo di vedere una determinata situazione, si modifica l’effetto che quella situazione ha su di te.
Per questo motivo, in alcuni centri, incluso il mio Mindcenter, si è scelto di attribuire un valore specifico anche al primo colloquio, non considerandolo un servizio gratuito. Questa scelta riflette l’importanza che diamo a questo primo incontro: non un semplice appuntamento conoscitivo, ma a tutti gli effetti un primo, importantissimo, lavoro su di sè.
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4) Cosa devi chiedere tu allo psicologo? Costi, struttura, frequenza del percorso
Quando inizi un percorso di psicoterapia, è fondamentale avere una visione chiara di alcuni aspetti pratici.
Quanto costano le sedute? Qual è la struttura del percorso? Con quale frequenza ci incontreremo? E ci saranno compiti o esercizi da svolgere tra un incontro e l’altro?
Tutte queste domande sono più che legittime e avere un’idea di questi aspetti è molto importante. Il primo colloquio psicologico è il momento giusto per porle, trovando una risposta a tutti i tuoi dubbi.