Amore finito: prendersene cura con l’aiuto dello psicologo
💔 Amore finito: prendersene cura con l’aiuto dello psicologo
In questa sezione del blog abbiamo raccolto storie reali di persone che, nel corso degli anni, si sono rivolte a Mindcenter. L’obiettivo è quello di fornire una visione chiara di cosa significhi intraprendere un percorso con uno psicologo e quale impatto possa avere sulla vita di una persona. Attraverso questi racconti, potrai comprendere meglio le dinamiche della terapia psicologica, le tecniche utilizzate dai nostri professionisti, e osservare da vicino come avviene il cambiamento e la crescita personale nei nostri pazienti.
📌 Queste storie sono diventate anche un podcast: “Mindcast – dentro lo studio dello psicologo”. Con Mindcast seguiamo in 6 episodi le vicende di 6 persone che hanno scelto Mindcenter per affrontare le loro sfide personali. Puoi seguire Mindcast sulle principali piattaforme podcast, come Spreaker, o su Youtube].
Dentro lo studio dello psicologo
PAOLO E LE FERITE DI UN AMORE CHE FINISCE
INTRODUZIONE
Da diversi anni, insieme ad altri psicologi brillanti e capaci, abbiamo creato Mindcenter, un centro di psicologia, psicoterapia e coaching a cui può rivolgersi chi vuole affrontare le proprie problematiche individuali e di coppia, oppure chi vuole occuparsi della propria crescita personale o professionale.
Mi occupo personalmente di analizzare tutte le richieste di consulenza che ci arrivano e di affidare ogni persona nelle mani dello psicologo, psicoterapeuta o coach della mia equipe che reputo più adatto, per poi supervisionare il lavoro dei professionisti in corso d’opera.
Ma adesso entriamo subito nel vivo: vi sto per raccontare la storia di Paolo. Perché siamo convinti che attraverso storie come quella di Paolo sia possibile non solo comunicare il nostro lavoro di psicologi e psicoterapeuti, ma aiutare chi potrebbe trarne beneficio ad avere le idee più chiare su come funziona.
Ma soprattutto, mostrarvi che il nostro lavoro funziona. E che un percorso ben fatto può realmente cambiarvi la vita.
La scelta del terapeuta
Attraverso la storia di Paolo, in particolare, andremo a vedere come è possibile ricostruirsi dopo un amore finito, in questo caso la dine di una lunga storia d’amore.
Dite la verità, quanti di voi sono stati lasciati?
Alzino la mano i cuori infranti.
Essere lasciati è una delle esperienze emotive più terribili che si possano passare (ve lo dico per esperienza…). Le emozioni contrastanti sono tante, e uno può sentirsi smarrito. L’abitudine di relazionarsi con un’altra persona, la propensione a pensare per due. E poi improvvisamente, soli. Dove andare? Cosa fare? Troppi gli interrogativi.
Dopo aver letto attentamente il form che Paolo aveva compilato sul nostro sito internet mindcenter.it e dove ci raccontava brevemente del suo amore finito, ho deciso di affidarlo alla Dottoressa Simona Meroni.
Ho scelto Simona perché è una psicoterapeuta del mio team particolarmente abile nell’aiutare le persone a “riposizionarsi al centro della loro vita”. E il nostro Paolo, dopo lo scossone che aveva subìto e il suo amore finito, ne aveva davvero bisogno.
Ma adesso andiamo al sodo: andiamo a conoscere Paolo e la sua storia. Premetto che tutti i dati personali sono stati modificati per non rendere identificabile le persone coinvolte e per rispettarne la privacy.
CONOSCIAMO PAOLO
Chi è Paolo (e il suo amore finito all’improvviso)
Paolo ha 31 anni e, come scrive sulla richiesta a MindCenter, è stato lasciato da Arianna, sua coetanea, dopo ben 15 anni di relazione.
15 anni un periodo davvero molto lungo: potete immaginare in che stato potesse trovarsi. Un vero e proprio cuore infranto.
Tanto più che Arianna aveva interrotto bruscamente la loro relazione, senza alcuna spiegazione. Così, di punto in bianco. “Un fulmine a ciel sereno” continuava a ripetere Paolo durante il primo colloquio alla dottoressa Meroni, con sguardo incredulo e occhi tristi.
Arianna sembrava essere sparita del tutto, volatilizzata come un fantasma. Aveva infatti tagliato qualunque legame anche con il gruppo di amici in comune. Dissolta nel buio dall’oggi al domani. Potete immaginare quanto possa essere spiazzante una cosa del genere.
Il tentativo di Paolo di affrontare la situazione e la decisione di rivolgersi a Mindcenter
La rottura in realtà era avvenuta diversi mesi prima della richiesta di colloquio. Paolo aveva provato a gestire il carico emotivo da solo, prima cercando disperatamente una risposta, tentando un confronto diretto con l’ex fidanzata per dare almeno una motivazione a quello che stava vivendo. Ma invano: lei si trincerava nel silenzio. Non rispondeva ai suoi messaggi e si negava al telefono.
Successivamente Paolo aveva chiesto ad amici e conoscenti se sapessero qualcosa, senza però riuscire mai ad ottenere “quella risposta”.
Un paio di mesi dopo la brusca interruzione, Paolo aveva scoperto da un passaparola che Arianna aveva iniziato a frequentare un loro conoscente, un ragazzo che non faceva parte della loro cerchia di amici, ma che era un volto noto ad entrambi. La cittadina in cui vivono è infatti abbastanza piccola, tanto da riuscire a non perdere di vista nessuno anche senza doverlo cercare attivamente.
Davanti a questa notizia, Paolo aveva avuto una reazione di dolore e incredulità che l’aveva spinto a mettere a fuoco la necessità di “ricostruirsi una vita” e quindi di conoscere nuove persone, ricominciare ad uscire e distrarsi. Anche questa strada, però, sembrava aver funzionato solo in parte, ecco perché alla fine aveva deciso di rivolgersi a MindCenter.
IL PERCORSO DI TERAPIA DI PAOLO
1) I primo passi con Paolo: il tema della rabbia
Quando la dottoressa Meroni incontra Paolo per la prima volta, il ragazzo è un fiume in piena: racconta in modo organizzato la propria storia e i fatti salienti degli ultimi mesi facendo emergere chiaramente un bisogno, quasi ossessivo, di comprendere cosa avesse portato Arianna ad allontanarsi.
Paolo è alla ricerca disperata di “quella risposta”. Quella risposta che gli avrebbe dato almeno un appiglio. Quella risposta che avrebbe chiuso un cerchio nel quale si sentiva invece imprigionato, irrisolto, smarrito.
Le emozioni che attraversano Paolo sono molteplici: incredulità, tristezza, dolore, frustrazione.
Grande assente: la rabbia.
Eh si, il tema della rabbia, all’inizio, è quasi inaccessibile e non riconosciuto. Paolo, da questo punto di vista, è quasi “anestetizzato”: non nomina mai questo sentimento e non lo riconosce.
Dopo una prima fase di conoscenza e di espressione libera di Sé, necessaria per portare fuori tutte le emozioni aggrovigliate dentro Paolo, la dottoressa Meroni decide insieme a lui che quello della rabbia sia un primo punto nodale sul quale lavorare insieme.
L’esplorazione della rabbia
Con calma e con pazienza, iniziano ad interrogarsi insieme su quando Paolo si arrabbia, perché si arrabbia e come si arrabbia…ed effettivamente Paolo pare non arrabbiarsi mai.
Paolo si descrive infatti come una persona adulta, matura, riflessiva, e – secondo lui – la rabbia non è un sentimento “da adulti”.
Per Paolo è molto importante “essere sempre adeguato” e l’emozione della rabbia non trova posto in questa visione di sé: nella cittadina dove è cresciuto e nella quale lavora, sa di essere riconosciuto come una persona solare, pacata, sempre educata, in sostanza positiva e capace di dire e fare quasi sempre la cosa giusta al momento giusto.
In famiglia è il pacificatore, quello che sa mediare i conflitti, che riesce a stare al proprio posto, rispettato dai fratelli e dai genitori proprio per la sua pacatezza e solarità.
Nell’azienda dove lavora come impiegato, la stessa azienda di sempre, viene apprezzato per la sua capacità di creare un clima positivo: sente di avere la fiducia dei colleghi e la stima della dirigenza soprattutto per la sua empatia, solarità e senso pratico.
Tutto questo, intendiamoci, da un lato va bene e rappresenta una risorsa, ma dall’altro rischia di portare Paolo a sacrificare una parte importante di sé: la rabbia è infatti una delle emozioni di base dell’essere umano e, come tale, ha un valore e un’utilità precisa.
L’importanza della rabbia
La rabbia è infatti un segnale d’allarme interiore che ci mette a conoscenza del fatto che qualcuno ci sta trattando ingiustamente o ci sta facendo del male, che i nostri diritti sono stati violati o che i nostri bisogni o desideri sono ostacolati o insoddisfatti.
La questione fondamentale, quando si parla di rabbia, non è dunque quella di scegliere se provarla o meno, ma se la stiamo esprimendo in modo distruttivo o in modo costruttivo.
Se espressa in modo distruttivo la rabbia si trasforma in violenza, e ciò ovviamente va scoraggiato, ma può anche essere espressa in modo costruttivo, nel rispetto degli altri ma in difesa e a tutela dei nostri bisogni, diritti, spazi, idee. In questo caso la rabbia non diventa violenza bensì determinazione, affermazione e grinta.
Per Paolo è una scoperta riuscire a dare un nome ad un sentimento che, effettivamente, nel suo caso spesso viene quasi completamente “nascosto”, negato.
Rabbia e cambiamento
Con il passare delle sedute, Paolo si rende conto di provare rabbia in diverse situazioni, ma – come accennato – di reprimerla al fine di “accontentare tutti” e mantenere un’immagine di sé come “sempre adeguato”.
Tuttavia, ora Paolo inizia a mettere a fuoco quanto sia faticoso mostrarsi sempre “perfetto” e quanto possa essere anche controproducente soffocare il fastidio che determinate situazioni gli provocano.
Con il proseguo del lavoro, Paolo riesce sempre meglio ad entrare in contatto con la sua rabbia: invece di soffocarla e nasconderla, si autorizza a sperimentarla e inizia ad esprimerla modulandola a seconda delle situazioni.
Prendere contatto con la propria rabbia lo aiuta, per altro, anche ad effettuare un primo passo per prendere le distanze da Arianna: la rabbia ci dà infatti anche l’energia per distaccarci da situazioni che non fanno (o non fanno più) per noi, a trovare la forza per dire “BASTA”.
PUNTI SALIENTI
🧠 Tecniche psicologiche utilizzate
- Lavoro sull’emozione della rabbia: accompagnare il paziente a riconoscere, accettare, esprimere e gestire la rabbia.
✨ Insight per crescere
- La rabbia è un’emozione di base: ci segnala che i nostri diritti sono stati violati, o che i nostri bisogni o desideri sono ostacolati o insoddisfatti.
- La questione non è scegliere se provare rabbia o meno, ma se la stiamo esprimendo in modo distruttivo o in modo costruttiva.
- La rabbia ci dà anche la forza necessaria per dire BASTA alle situazioni che ci fanno star male.
2) Rimettersi al centro della propria vita dopo un amore finito
Un secondo punto sul quale Paolo e la Dottoressa Meroni lavorano in terapia è quello di “riportare Paolo al centro della sua vita”.
Per tutto un primo periodo, della durata di diversi mesi, Paolo si concentra quasi esclusivamente su Arianna, rivivendo ossessivamente gli ultimi mesi del loro amore finito.
Tuttavia, con il passare del tempo e grazie allo spazio di auto-espressione offerto del setting di terapia, Paolo riesce piano piano ad allargare la prospettiva e a concentrarsi su sé stesso più che su Arianna.
Nei colloqui prendono via via spazio domande e affermazioni che riguardano lui e non più solo l’ex fidanzata.
Ripartire da sè e immaginare un futuro
Riparte così anche la possibilità di immaginare il proprio futuro: Paolo prende in mano l’idea di cambiare posizione lavorativa, analizzando insieme alla Dottoressa Meroni le ragioni che lo hanno portato a rimanere nella medesima azienda per tutti questi anni, con lo stesso ruolo, senza mai sentire il bisogno o la spinta di cambiare o di chiedere un avanzamento.
Decide anche di contattare nuovamente l’architetto con cui aveva iniziato a progettare una nuova casa ed è in grado di pensarla senza Arianna, con la quale non aveva mai convissuto: la casa, infatti, era rimasta in stand-by in attesa che Arianna decidesse di dire “sì”.
Lasciare andare
Tutto questo consente a Paolo di “lasciare andare” sempre di più il bisogno di ottenere una spiegazione da parte di Arianna circa la fine della loro storia. Non tanto perché non sia importante, bensì perché non è più il focus del suo pensiero e della sua vita.
Paolo sta, un passo alla volta, liberandosi del suo passato e dal suo amore finito per rimettersi in gioco, concentrandosi su se stesso, sui suoi bisogni e su come rimetterli al centro del suo progetto di vita.
PUNTI SALIENTI
🧠 Tecniche psicologiche utilizzate
- Riportare la persona al centro della propria vita: la persona viene guidata a riconnettersi con sé stessa, comprendendo e priorizzando i propri bisogni, emozioni, significati e progetti di vita.
✨ Insight per crescere
- Nel percorso terapeutico, riprendere a immaginare un futuro invece di continuare a rimuginare sul passato è un importante segnale di progresso.
- A volte dobbiamo lasciare andare qualcosa per accogliere noi stessi.
3) Più nel profondo: alla scoperta di se stesso
Il contributo di Paolo alla fine della relazione
Ad un certo punto della terapia, avviene un altro passaggio fondamentale: Paolo, inizia a rendersi conto della “parte agita” all’interno della storia con Arianna, e anche nella conclusione della relazione.
Di cosa sto parlando?
Con “parte agita” in psicologia intendiamo il contributo, spesso inconsapevole, che apportiamo a una determinata situazione.
All’inizio, infatti, il sentimento di Paolo era quello di essere stato vittima di un abbandono da parte della fidanzata, come se lui non fosse stato l’altra metà della coppia. Stando ai primi racconti, per lui non c’era niente di diverso nei mesi che avevano preceduto l’allontanamento di Arianna.
Con il tempo, però, Paolo inizia a ricordare e a mettere a fuoco le incomprensioni sempre più frequenti degli ultimi mesi e l’insoddisfazione che caratterizzava ormai da un po’ l’atmosfera della loro coppia.
Con l’aiuto della dottoressa Meroni, Paolo diventa sempre più consapevole del suo “modo di funzionare”, e in particolare della sua tendenza a “lasciar fare agli altri la parte scomoda”.
“Lasciar fare agli altri la parte scomoda”
Che significa “lasciar fare agli altri la parte scomoda”?
Che, a causa dell’importanza che Paolo dà al “sentirsi sempre nel giusto” e ad essere percepito dagli altri come “adeguato in qualunque situazione”, piuttosto che essere lui quello che dice o fa una cosa scomoda, fa sì che sia l’altro ad agirla, a metterla in atto.
Questo avviene in vari contesti di vita: ad esempio, non sarà mai Paolo a lamentarsi di una serata andata male, ma si comporterà in modo tale dà portare l’amico a commentare che la cena non era buona o la compagnia noiosa. E così aveva fatto anche con Arianna, lasciando che fosse lei a mettere un punto ad una relazione che, tuttavia, nel profondo, stava stretta anche a lui.
Un’altra scoperta fondamentale che Paolo fa è infatti permettersi di rendersi conto di quanto anche lui in realtà desiderasse la conclusione di quella storia, che non lo stava portando dove avrebbe voluto, nel suo caso una convivenza e un matrimonio, a cui Arianna aveva sempre opposto un secco rifiuto.
La relazione come scudo e limite, e le nuove esperienze di autonomia
Paolo ritorna al centro di sé stesso, e inizia a interrogarsi su cosa per lui abbia rappresentato una storia d’amore durata così tanto, che – a conti fatti, ora lo vede con chiarezza – aveva “impedito” ad entrambi di vivere esperienze di solitudine e di crescita.
La storia d’amore con Arianna, infatti, era iniziata al liceo ed era servita ad entrambi come “scudo contro il mondo”, arrivando quasi “a fondere” le rispettive famiglie in una rete di legami che da un lato li aveva fatti sentire protetti, ma che dall’altro rischiava di soffocare e impedire qualunque movimento autonomo.
Questa è un’altra consapevolezza che Paolo matura in terapia e che lo aiuta a reindirizzare i propri passi verso la realizzazione di scopi esclusivamente personali, che non abbiano a che fare con la propria famiglia o con gli altri.
La storia d’amore con Arianna era stata funzionale in adolescenza e aveva consentito di trovare un alleato durante la crescita, ma è stata vissuta anche come “una scusa” per evitare nuove esperienze. Una zona di comfort che lo dissuadeva dal mettersi in gioco e crescere.
Paolo riesce a riconoscere di sentire di non aver vissuto alcune esperienze che in realtà ritiene fondamentali per crescere e che ora rimpiange, ad esempio fare un viaggio da solo, iscriversi in palestra da solo, fare nuove conoscenze in autonomia. Inizia quindi pian piano a recuperarle, lentamente e compatibilmente con la propria età e la propria vita attuale.
Paolo oggi: la (ri)scoperta di se stesso
Dopo circa un anno di terapia, Paolo è ancora in cammino alla (ri)scoperta di sé stesso: a breve si trasferirà nella nuova casa, è riuscito a parlare con il proprio responsabile e ad ottenere una promozione, ha partecipato – da solo – a un viaggio di gruppo e si sta mettendo in gioco a livello sociale facendo nuove conoscenze.
Nelle sedute parla di sé e si stupisce di come, prima di iniziare il percorso, molte cose che lo riguardavano non gli fossero per niente familiari. Un po’ come se avesse vissuto “all’insaputa di sé stesso”.
Ora si sente più attivo e più consapevole delle proprie azioni, ma soprattutto dei propri sentimenti e delle ragioni che lo spingono verso determinate scelte. Si concede di arrabbiarsi, e riesce a modulare questo sentimento e a comunicarlo agli altri in maniera più funzionale.
Infine, pur mantenendo la sua pacatezza e solarità, è in grado di condividere opinioni scomode in maniera più franca e sincera, anche con sé stesso, sentendosi di fatto più libero.
Insomma, quello che era iniziato come la rottura di una storia d’amore, si è rivelata, in realtà, la nascita di un’altra relazione d’amore, quella con sé stesso, che durerà – si spera – tutta una vita.
PUNTI SALIENTI
📚 Lessico psicologico
- “Parte agita”. il contributo, spesso inconsapevole, che apportiamo a una determinata situazione.
🧠 Tecniche psicologiche utilizzate
- Sviluppare consapevolezza delle proprie modalità di funzionamento: Significa comprendere i propri schemi interiori in modo da poterli modificare in una direzione più funzionale.
✨ Insight per crescere
- Gli amori nati in adolescenza e che durano in età adulta da un lato ci offrono un “alleato” durante la crescita, dall’altro possono limitarci in alcune importanti esperienze di autonomia.
Conclusioni: trasformare la fine in un nuovo inizio
Eccoci giunti alla fine di questa storia.
Una storia d’amore, dove quella che sembrava la fine è stata trasformata in un nuovo inizio. Dove alla rottura di un equilibrio è seguita la creazione di un nuovo equilibrio più ampio, più sano.
Spero che attraverso questa storia, e le altre che racconteremo nei prossimi episodi, vi arrivi il messaggio che “non tutto il male viene per nuocere”, e che la sofferenza, se affrontata in maniera costruttiva, può portare valore alle nostre vite.
I cambiamenti, benché inizialmente ci spaventino, possono invece arricchirci. Paolo stava per infilarsi in un vicolo cieco, direzionando le proprie energie nel passato, nella storia con Arianna, e nei motivi della fine della relazione. C’è chi in questo vicolo cieco finisce per abitarci, mettendo il freno a mano alla propria vita e non avanzando di un passo. Per anni e anni. Talvolta per sempre.
La decisione coraggiosa di Paolo di chiedere aiuto a uno psicologo lo ha portato a svincolarsi e a rimettersi in moto per continuare il viaggio della propria vita. Adesso non solo è uscito dal vicolo cieco, ma ha in mente una direzione di vita con sé stesso al centro.
✨ Insight per crescere
- “Non tutto il male viene per nuocere”. Occorre però ascoltare la nostra sofferenza e cercare l’aiuto necessario per affrontarla in maniera costruttiva. È così che potrà portare valore alle nostre vite.
Caso seguito dalla Dr.ssa Simona Meroni; Supervisione del Direttore scientifico Luca Mazzucchelli; Revisione a cura di Davide Lo Presti e Elettra Pezzica
📌 Se la storia di Paolo ti ha ispirato e ti senti pronto per prenderti cura di un amore finito o, più in generale, delle tue ferite relazionali, i professionisti di Mindcenter possono guidarti in questo percorso. Prenota qui un primo colloquio con un terapeuta della nostra equipe.
Disclaimer finale: ogni percorso è unico
La personalizzazione del percorso terapeutico
Ci teniamo a sottolineare che il percorso psicologico descritto è stato specificamente progettato per Paolo, in base alle sue esigenze e circostanze personali. Non tutti i percorsi di terapia che iniziano dopo un amore finito seguono questo modello.
Ogni persona, al momento di un eventuale termine della propria storia d’amore, vive una situazione unica, con sfide specifiche, sia personali, che contestuali (ad esempio, la presenza di figli). Allo stesso modo, ogni persona vive e interpreta la fine di una relazione in modo unico. Pertanto, i processi terapeutici si differenziano ampiamente a seconda delle personalità, delle esperienze e delle esigenze specifiche di ciascuno.
Nessuna formula universale
Non esiste una formula universale o un percorso standard che valga per tutti coloro che stanno attraversando una rottura sentimentale o un amore finito. Questo episodio intende offrire spunti di riflessione e ispirazione, ma non deve essere interpretato come una guida o un modello da seguire alla lettera.